La storia del Judo coincide con la vita di Jigoro Kano (1860-1938).
Partito da uno studio approfondito del Jiu-jitsu e numerosi perfezionamenti, scelte le tecniche migliori, eliminate quelle dannose al fisico e sostituite con altre da lui create, Kano coordina il "Judo" per distinguerlo da tutti gli altri esistenti a quel tempo.
Il fondamento di questa nuova Arte Marziale è questa considerazione: di fronte a un avversario più forte si avrebbe facilmente la peggio, se alla sua superiore energia si opponesse resistenza. Invece di resistere, è meglio assecondare la sua stessa forza fino ad assorbirne lo slancio e a fargli perdere l'equilibrio una volta esaurita la sua spinta.
Il 1882 segna la nascita dello stile Kodokan.
La formula completa del Judo-Kodokan viene dichiarata da Kano nel 1922, quando presenta in pubblico il nuovo Go-kyo, i 6 Kata fondamentali e dichiara che il fine del Judo è Amicizia e Mutua Prosperità (Ji-ta-kyo-ei) ottenuta attraverso il Miglior Impiego dell'Energia (Sei-ryo-ku Zen'yo).
Tra il 1920 e il 1930 si svolgono delle gare nazionali che tuttavia diventeranno Campionato del Giappone solo nel 1930. Gli italiani sono i primi a conoscere il Judo: presentato nel 1905 ai Reali, nel 1921 grazie a Carlo Oletti viene strutturato il Gruppo Autonomo Lotta Giapponese, che organizzerà i Campionati Italiani da 1923 al 1925 con quattro categorie di peso. L'ingresso del Judo nella Federazione Atletica Pesante del CONI decreta la fine della prima organizzazione e le gare riprendono nel 1948 per richiesta della Polizia.
In Europa nel 1935 giungono Mikonosuke Kawaishi (in Francia) e Gunji Koizumi (in Inghilterra). L'uno proviene dal Bu-sen, l'altro da Kito-ryu Jiu-jitsu. Sono considerati i Padri del Judo Europeo, fino a oggi secondo solo al Giappone.
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