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Un vecchio praticante

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"... e, purtroppo, l'aggettivo non è solo riferito ai numerosi anni di pratica, ma anche al numero elevato delle mie primavere...

"Infatti, ho 61 anni e ho iniziato la pratica del karate nel lontano 1965.
"Senza alcuna retorica, affermo che ho avuto l'onore e il privilegio avere come maestri Giuseppe Perlati e Hiroshi Shirai, e sono orgoglioso di poter affermare che sono tuttora loro allievo ".

Inizia con questa presentazione la nostra intervista a Giancarlo Vignoli.

C'è qualche episodio della tua vita di karateka che più ricordi?
"In questi lunghi anni, di episodi particolari me ne sono certamente capitati diversi e alcuni singolari. Uno per tutti, è il seguente...
"Tanti anni fa ci recavamo a Milano per frequentare l'Aika, l’Accademia di karate, per ottenere la qualifica di maestro. In uno di questi viaggi, in gennaio, incappammo, appena partiti, in una terribile e violenta nevicata. Tant'è che già a Modena il transito autostradale cominciava a presentare serie difficoltà.
"Comunque, lentamente e con estrema prudenza, arrivammo a Milano alla lezione del maestro Shirai, ma con circa due ore di ritardo. Ci presentammo al maestro esponendogli i motivi del ritardo. Il maestro, ascoltate le motivazioni, ci fissò uno per uno - eravamo in quattro - poi, lentamente e laconicamente disse: ‘Dovevate partire la sera prima... ". Quindi ci congedò e noi riprendemmo la strada del ritorno.
"Dopo i primi momenti di delusione,mi soffermai più volte e a lungo a pensare a questo episodio, e giunsi alla conclusione che mai e poi mai, per quanto possibile, tale fatto non si sarebbe più ripetuto.
"Da allora, come principio, agli appuntamenti arrivo con un largo, larghissimo anticipo ".

I momenti più importanti?
"A essere sinceri non ho ‘per momenti importanti’ da ricordare, perché ritengo ‘importante’ la continua ininterrotta pratica del karate, da lontano 1965 a oggi e, spero, oltre...
"Tanti sono, infatti, i momenti di gioia, concretezza, delusione, felicità, orgoglio, sofferenza, e tutti importanti vissuti con me stesso (talvolta anche con gli altri!), perché il karate è per te e dentro di te ".

Come sei arrivato al karate?
"Da giovane avevo praticato diversi sport, in particolare: l'atletica prima e poi la pallacanestro.
"Ma lì vivevo in modo normale, nel senso che lì si praticava, soprattutto per stare con gli amici, i propri coetanei.
"Poi venni casualmente a conoscenza che in una palestra si tenevano corsi di karate.
“Incuriosito, mi avvicinai, iniziai a frequentare un corso - il mio primo insegnante fu un certo Giuseppe Perlati, cintura marrone pensate! - fu amore a prima vista! Sono ancora in quella fase, anche se con i capelli grigi e in quantità più ridotta ".

Ieri e oggi: come è cambiato in karate-do?
Sicuramente ieri gli allenamenti erano molto più duri e si guardava maggiormente alla resistenza alla fatica, talvolta, ripetendo centinaia se non migliaia di volte alcune tecniche.
“Ma si era agli inizi del karate in Italia. Ora, il karate si può dire che sia entrato in profondità nei praticanti - almeno in coloro i quali lo praticano da diversi anni - l'hanno interiorizzato e maturato al punto che nella Fikta si annoverano centinaia di tecnici di estremo valore, dotati di conoscenza e capacità professionale, tali da poter insegnare il karate con competenza, serietà e estrema attenzione alla diversa tipologia dei praticanti ".

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