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Non solo tecnica - La migliore

di Seiedjamaladdin Nekoofar

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La pratica dell’arte marziale richiede dunque un luogo, fisico e relazionale, un gruppo a cui i partecipanti devono potere avere la possibilità di aderire in modo motivato, sentendo la possibilità di contribuire a qualcosa di comune. Richiede uno spazio-tempo pensato nella sua organizzazione, ed emotivamente condiviso da chi lo occupa.

Quando eseguiamo il saluto all’inizio dell’allenamento ribadiamo tale senso di appartenenza da parte dei partecipanti, quando eseguiamo il saluto al termine dell’allenamento ci congediamo temporaneamente, ricordandoci che ci ritroveremo di nuovo per il prossimo allenamento.

Ogni volta che, in silenzio, ci concentriamo prima dell’allenamento dovremmo chiederci perché siamo in questo dojo, e cosa siamo venuti a fare insieme ai nostri compagni di allenamento. Ogni volta che, in silenzio, ci concentriamo al termine dell’allenamento dovremmo chiederci che cosa abbiamo dato. cosa abbiamo ricevuto e quali sono i motivi per cui torneremo, nei prossimi giorni, a praticare in questo dojo.

Se non facciamo questo, verrà un momento in cui semplicemente non avremo più voglia di allenarci, saremo svogliati, salteremo le lezioni, magari andremo incontro troppo facilmente a incidenti.

Forse accadrà che lasceremo la pratica senza riflettere sulla decisione, e quel che è peggio non sapremo dire che cosa abbiamo ricevuto in mesi o anni di allenamenti.

Allora ci troveremo forse a direi che abbiamo sbagliato a scegliere la nostra arte marziale, che ci ha deluso. che dovevamo praticare un'altra arte o un altro stile. Magari proveremo con un altro stile, un'altra palestra, un altro maestro, ricavando altre delusioni.

Vi è un modo per prevenire tutto questo, e lo esprimo con una metafora ispirata alla nostra pratica. Noi insegniamo, fra l'altro, ai nostri allievi la corretta pratica della respirazione. Respirare vuole dire prima introdurre l'aria nel corpo, con l'ossigeno che ci serve per vivere, per fare funzionare il nostro corpo, anche per poterci allenare, e in seguito espirare, cioè espellere l'anidride carbonica.

Per praticare correttamente bisogna respirare correttamente, sul piano fisico, e ritmicamente introdurre ed espellere l'aria.

Per praticare bisogna respirare correttamente anche dal punto di vista psicologico: essere consapevoli di cosa si "mette dentro" quando ci alleniamo, quando impariamo dal maestro, quando frequentiamo la nostra palestra. Essere consapevoli di cosa "mettiamo fuori", cioè, in senso profondo, cosa diamo di nostro alla nostra pratica, al nostro maestro, al nostro dojo. Praticare è sempre anche uno scambio.

Se faremo così, forse potremo essere più consapevoli di quello che facciamo in palestra, di quello che otteniamo, e vivere non solo una pratica sportiva, ma anche una "arte" marziale: ogni arte, infatti, richiede artefici consapevoli. Se avremo questa consapevolezza, allora la nostra arte marziale sarà la "migliore", ovviamente non in assoluto, ma per noi.
Per gentile concessione della rivista Samurai Banzai
Mese di Gennaio - Anno 2005
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