Antropologia e Arti Marziali

a cura di Lucio Valente

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Scienza che studia l’uomo come fenomeno biologico e, in senso più ampio, ne considera anche gli aspetti evolutivi, razziali, comportamentali, culturali.

Foto scultura pugile greco

Le arti marziali e i moderni sport da combattimento (BJJ, FREE FIGHTING, VALE TUDO) in quanto discipline psico-fisiche, sono a mio parere gli sport più adatti per comprendere l’evoluzione antropologica dall’età della pietra, fino ai nostri giorni. Attualmente si sta parlando molto di competizioni estreme, uomini provenienti da diverse parti del mondo che si sfidano in combattimenti “senza regole”, senza protezioni, senza limiti; ma per capire tutto ciò bisogna risalire ad epoca assai remota.

La divisione fondamentale tra il combattimento come fenomeno agonistico o rituale, si svolge all’interno della tribù, e la guerra, che ha luogo contro altre tribù risale probabilmente alla preistoria. Certamente era già presente nelle prime civiltà: i Greci per esempio consideravano i giochi olimpici una festa religiosa e in quel periodo sospendevano le guerre in tutti i loro territori.
Le arti marziali sono nate sul campo di battaglia, esse non sono degli sport. Si tratta, piuttosto di combattere senza limitazioni di sorta, a meno che non le si pratichi come sport. Il pugilato e la lotta hanno sempre avuto un regolamento per quanto vago ed elastico.

Le arti marziali invece hanno soltanto l’obiettivo: neutralizzare un attacco con qualsiasi mezzo e il più rapidamente possibile.

Ritornando al combattimento occidentale, la lotta e il pugilato greci e romani sebbene violenti avevano qualche rassomiglianza con i loro corrispettivi orientali. I Greci praticavano una forma di lotta particolarmente cruenta il pancrazio che finiva con la sottomissione o la morte del vinto; in un combattimento rimasto famoso, il vincitore morì nel momento della resa dell’avversario.

Questa breve introduzione anche se molto schematizzata ha lo scopo di farci comprendere le similitudini e l’evoluzione dell’uomo in secoli e secoli di vita, e come si può notare  la cultura occidentale ben diversa da quella orientale forse anche per motivi di carattere religioso (buddismo, scintoismo ecc.) si è sempre volta al raggiungimento di un maggior Judoka durante una garaobiettivo in minor tempo; l’analogia tra l’antico pancrazio Greco e i moderni combattimenti nelle gabbie inter-stile stanno a dimostrazione si dell’evoluzione tecnica, dell’efficacia, della forza mentale e fisica dei partecipanti, ma stanno a simboleggiare anche il ritorno alla antica cultura; i moderni combattimenti “senza regole”, non sono nient’altro che l’unione di discipline quali  judo e Ju-Jitsu, che a mio parere risultano essere formativi soprattutto  per quanto concerne la sfera psicologica (la prova più concreta è l’affermazione del judo come disciplina olimpionica e come materia di insegnamento in facoltà che si occupano di sport). Le arti marziali e le moderne discipline se praticate già in età adolescente, possono sviluppare particolari doti psico-motorie che risultano essere utili in situazioni di panico.

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